Articolo pubblicato il 20 giugno 2020 dal giornale Tusciaweb
Montalto di Castro – L’emergenza sanitaria costringe a ripensare la vita secondo le regole di distanziamento sociale.
Anche il mare è coinvolto dalle misure di sicurezza predisposte dal governo e alcuni studi cercano di andare incontro alle esigenze di spiagge libere e stabilimenti balneari con soluzioni innovative.
Dopo la proposta delle cabine in plexiglas bocciata a gran voce dai social e dalle associazioni di categoria come Federbalneari, una nuova idea su come organizzare gli spazi in spiaggia arriva dalla Tuscia.
A pensarla è Giorgia Tamantini, giovane architetto viterbese che è partita proprio dal plexiglas per sviluppare un progetto diametralmente opposto. Lo studio si chiama “Bee safe” e prevede l’installazione di una serie di moduli che formano un alveare.
“Alcune delle soluzioni ideate finora sono valide ma la maggior parte di loro finisce per creare altri problemi – spiega Tamantini -. Penso ad esempio ai box in plexiglas che avrebbero portato in spiaggia delle serre oppure ad altri progetti che nonostante il buon risultato non riuscivano a ottimizzare bene lo spazio. Sono partita da questi elementi e ho sviluppato i moduli di forma esagonale, che è quella che sfrutta al meglio gli spazi. Mi sono ispirata all’immagine di un alveare per formare un box che può essere combinato con configurazioni differenti all’interno di ogni singola spiaggia: a filari oppure a grappoli”.
Uno studio più approfondito è stato effettuato su un tratto di spiaggia di Montalto di Castro, lungo 100 metri e profondo 60.
“In quel punto specifico è possibile installare 147 moduli – prosegue Tamantini –. La capienza stimata è di 600 persone, visto che ogni modulo misura 16 metri quadrati e può contenere da quattro a sei persone. Gli spazi sono ampi e rispettano le distanze di sicurezza anti Covid. Allo stesso tempo non ti fanno sentire in gabbia”.
La caratteristica principale del progetto è l’ecosostenibilità, che punta alla costruzione dei moduli con materiali “a chilometro zero”.
“I pali si possono realizzare in legno o in bambù – conclude Tamantini – e sarebbe ancor più bello riuscire a reperire materiali provenienti dalla nostra zona. I teli sono semitrasparenti e formati da un tessuto leggero e traspirante. No alla plastica e tantomeno al pvc. La zona d’ombra, infine, è personalizzabile e si può creare agganciando e sganciando i vari teli di copertura”.
Samuele Sansonetti